Ritengo di poter affermare con la forza
tranquilla dell'esperienza convalidata che la società tutta può e deve
voler molto bene agli insegnanti che sperimentano, che sanno intrecciare
una rete di metodi, che legano strategie di osservazione alla
formulazione di domande intelligenti, in funzione delle quali progettare
le proprie esperienze, ricche di senso.
La sperimentazione. la curiosità, il
dubbio, il distacco ironico sono le radici della scienza: serve pi
scienza nella società e nella scuola, evitando in ogni caso di
affezionarsi troppo alle proprie sicurezze e di attardarsi nelle
conferme ripetute. Se la bellezza è negli occhi di chi guarda e nelle
orecchie di chi ascolta, serve un modello di pazienza di diligenza di
disciplina, di umiltà, di dedizione e di potenza interpretativa per chi
osserva e ascolta, cioè per l'insegnante.
L'insegnante osserva e ascolta per
conoscere e per conoscersi, per capire e per capirsi, per orientare e
per orientarsi, per valutare e per valutarsi e ha bisogno di strumenti
opportuni, adeguati e mirati, da padroneggiare e usare in maniera
attenta e in una continuazione evolutiva, che illumina e accompagna: è
un gioco di .specchi e ritorni, di ,soste e accelerazioni, di
avvicinamenti e distanziamenti, da cui emergono ruoli e stili nella loro
autonomia e nella loro reciprocità, da cui deriva un continuo
aggiustamento del progetto educativo e in una prova alta di esercizio di
responsabilità, pubblica e professionale, che tiene in , forte evidenza
i criteri del rispetto e della delicatezza.
Il compito è arduo: si tratta di
proteggere e aiutare il cervello, cento miliardi di neuroni
costantemente impegnati c da impegnare non solo con le informazioni ma
anche con il gioco e con le emozioni.
Al fondo della fantastica storia delle
concezioni scientifiche (peraltro spesso facilmente rintracciabili nei
discorsi dei bambini), nella conoscenza contemporanea si sta rafforzando
l'idea di un funzionamento del cervello integrato a quello dell'intero
organismo, connesso in modo vitale al suo ambiente, dentro il linguaggio
che comunica il pensiero, oltre 1' idea di strutture fra loro estranee o
gerarchizzate.
In effetti l'attualità delle neuroscienze suggerisce
l'architettura del cervello come un prodotto intrinseco delle esperienze
di ognuno di noi, corrispondente alla storia di ogni singola persona: le
tantissime connessioni, gli infiniti collegamenti sono il risultato di
un processo adattivo, dell'interazione con l'esterno rappresentato dai
processi culturali e di socializzazione; il cervello di ognuno di noi è
un prodotto irripetibile, l'architettura neuronale non è interamente
predestinata dai
geni,
ma costantemente soggetta a processi di validazione che ne modellano lo
sviluppo e gli esiti allo sfondo deterministico occorre sostituire lo
sfondo della complessità.
Dentro
questo tratteggio essenziale si iscrive il modello di
formazione/aggiornamento, da cui scaturisce anche questo testo: un
modello confermato nelle più recenti fonti normative e contrattuali, un
modello che prefigura benessere e professionalità consistenti, che si
avvale di studio, ricerca, sperimentazione assistita, documentazione e
socializzazione; un percorso che arricchisce chi offre e chi riceve e
che, contro le ristrettezze delle ricette ripetitive e delle scienze
esatte, utilizza consapevolmente l'irresistibile seduzione della
narrazione.
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