Proiezione Film Monsieur Batignole
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31 Gennaio 2003 - Cinema Capitol - Pergola

proiezione del film " Monsier Batignole " di Gerard Jugnot

 

MONSIEUR BATIGNOLE

(MONSIEUR BATIGNOLE)

Gérard Jugnot, Francia, 2002

 

REGIA: Gerard JUGNOT SCENEGGIATURA: Gérard Jugnot - Philippe Lopes Curval FOTOGRAFIA: Gérard Simon MONTAGGIO: Catherine Kelber MUSICAKhalil Chahine SCENOGRAFIA: Jean-Louis Povéda COSTUMI: Martine Rapin - Annie Thiellement INTERPRETI: Gérard Jugnot,(Batignole), Jules Sitruk (Simon), Michèle Garcia (Marguerite Batignole), Jean-Paul Rouve(Pierre-Jean Lamour), Alexia Portal (Micheline Batignole), Violette Blanckaert (Sarah Cohen), Daphné Baiwir (Guila Cohen) PRODUZIONE:  Dominique Farrugia, Olivier Granire, Gerard Jugnot per Novo Arturo Films/Turkhoise/Rf2k Productions/Tf1 Films Productions Distribuzione : Ladyfilm DURATA:  100' Origine: Francia   -   2002 -  

 

 

 

 

Premessa storica

Nel luglio del 1942 (data che viene posta all’inizio del film) la Francia è occupata dalla Germania nazista e a Vichy è stato insediato un governo che dovrebbe essere francese, in quanto guidato dal Maresciallo Pétain con sede a Vichy, ma è in realtà al totale servizio degli occupanti. I francesi sono praticamente divisi in tre atteggiamenti di fronte ai nazisti: ci sono i ‘collaborazionisti’ che a volte sono più zelanti degli stessi nazisti; ci sono i francesi che intendono resistere all’occupazione e che troveranno nel Generale De Gaulle la loro guida e ci sono quelli che non prendono  posizione e cercano di continuare senza troppe scosse la loro vita quotidiana, costringendosi così a fingere di non vedere quanto accade intorno a loro. Batignole all’inizio è uno di questi.

Il film e i personaggi principali

La sequenza di apertura di Monsieur Batignole ne sottolinea lo spirito: una storia tragica raccontata a tratti con la leggerezza della commedia senza mai dimenticare la gravità di quanto accaduto. Un sidecar  tedesco ha qualche problema nell’avanzare mentre dalla cantina del negozio di Batignole vengono sottratti prosciutti e salsicce. Il tutto viene accompagnato da una canzoncina  ritmata. L’atmosfera cambia rapidamente. Mentre Batignole alza la saracinesca per aprire il negozio sopraggiunge l’uomo che vedremo consegnare i documenti falsi alla famiglia ebrea Bernstein perché i suoi componenti (padre, madre e i figli) possano passare il confine e trovare asilo in Svizzera. Ma la partenza viene interrotta dall’intervento dell’anima nera della famiglia: il futuro genero Pierre-Jean che ritiene che il colpevole del furto sia uno dei giovani Bernstein. Emergono subito le posizioni: Batignole è il commerciante che pensa di avere trovato chi lo ha derubato e pensa solo a questo, Pierre-Jean è il delatore senza scrupoli e i Bernstein sono comunque le vittime designate (v. la consegna dell’anello). L’intero nucleo familiare viene ‘giudicato’ dalle carrellate che ci mostrano lo sguardo dei Bernstein catturati.

Le scene che seguono sottolineano il carattere servile e cinico di Pierre-Jean: la proposta di impadronirsi della casa dei Bernstein mentre i tedeschi la depredano e la scena al ristorante ne illustrano lo spirito di rivalsa da una frustrante mediocrità. Così come le due scene ulteriori (con i dialoghi con la figlia prima e la moglie poi) ci delineano il carattere di Edmond Batignole: quali convinzioni lo contraddistinguono in questa fase? L’ascesa sociale di Pierre-Jean trascina i suoceri ma Batignole appare subito a disagio sia dinanzi al comandante tedesco che nel suo nuovo status nei confronti dei tedeschi.

Quando il piccolo Simon Bernstein fa ritorno alla casa che crede ancora propria e vi trova i Batignole nel pieno della festa con i tedeschi molto cambia per lui ma anche per Edmond. Come reagisce all’evento inatteso? Come si giustifica? Come interviene? Quali espedienti trova per aiutare il bambino?

Si rifletta sul dialogo che avviene tra i due in soffitta. Quale rapporto si instaura tra l’uomo e il bambino? Chi è nella posizione di doversi difendere? Di fronte a quali richieste?

Quando Batignole va a cercare i Cohen (zii di Simon) si trova di fronte ad altre due bambine che non hanno più i genitori. Inizialmente cerca di sfuggire al nuovo problema. Cosa lo indurrà a prendersi cura anche di loro? Il colloquio con l’uomo che falsifica i documenti rivela un altro aspetto della guerra: coloro che si approfittano dei problemi altrui. L’unico momento visivamente ‘forte’ del film è il breve incubo in cui Edmond sogna di essere destinato alla stessa fine dei maiali di cui vende la carne cioè allo sgozzamento. Che significato assume nel contesto della storia?

Un nuovo atto di coraggio di Batignole è quello di andare a cercare il piccolo quadro di valore sottraendolo ai nazisti. Cosa lo spinge a questa azione? E’ un eroe o un uomo che sta prendendo coscienza delle proprie responsabilità? Il cinismo profondo di Pierre-Jean spinge Batignole a un atto violento. Come va giudicato?

Da questo momento ha inizio il viaggio. Se fino ad ora si è rimasti chiusi in spazi precisi e delimitati da adesso la strada e la ferrovia prendono il sopravvento. Dopo la vendita del quadro Edmond incontra nuovamente la figlia dopo la morte di Pierre-Jean. Cos’è mutato nel loro rapporto?

Cominciano i primi controlli e i primi sospetti nei confronti dei tre bambini che non debbono mostrare di essere ebrei. Pensiamo alla guardia alla stazione e ai passeggeri del treno. Batignole poi deve fingersi medico e, in una scena che sta in bilico tra comicità e tensione, deve risolvere il problema a una gamba di un militare tedesco. Dopo la parentesi bucolica il gruppo raggiunge la fattoria dove Edmond trova comprensione nella padrona di casa il cui figlio minore diventa geloso di lui. I bambini di città conoscono qualcosa della vita in campagna e Simon ha l’occasione per scontrarsi con chi comunque è per lui ancora compartecipe della sorte dei suoi. Per l’ingenuità dei ragazzi il rischio si fa grave e il gruppo rischia di essere scoperto. La scena al posto di polizia ruota tutta intorno alla possibilità di scoprire che Simon non è francese ma ebreo. I bambini si vedranno garantire la protezione da un sacerdote che si preoccuperà anche di farli passare in Svizzera. Giunge il momento dell’addio. Come si comporta Batignole? Se dovessimo descrivere l’evoluzione del suo comportamento a chi non ha visto il film quali termini useremmo?

 

Intervista a Gerard Jugnot

regista e protagonista di Monsieur Batignole

di Victor Sini

Com’è nata l’idea di questo film?

Mi ha sempre colpito la storia, e in particolare questo periodo. E’ un momento storico che non può dirsi chiuso, ma che ha profondamente condizionato tutti coloro che ne hanno avuto esperienza sia diretta, sia attraverso i numerosi documentari e film che sono stati realizzati. Quando giravamo a Parigi la gente si sconvolgeva alla vista delle bandiere naziste e degli attori in uniforme tedesca. La spiegazione si può trovare nella massiccia deportazione degli ebrei e nel fatto che, per la prima volta, la Francia è stata occupata da un esercito straniero con cui, volontariamente o meno, molte persone hanno collaborato. Questo periodo è come una spina nel fianco che non si riesce a rimuovere.
Nel film il macellaio Edmonde Batignole diventa un eroe senza quasi sapere che cosa sta accadendo intorno a lui. Perché questa evoluzione?

Qui Edmonde Batignole è costretto a prendere posizione e a mantenere un comportamento coerente. Ma non si capisce se ha scelto lui questo corso degli eventi. Quando viene sottolineato il suo coraggio risponde: “E’ un puro caso”.

I personaggi sono stati quasi tutti caratterizzati da una vena macchiettistica e ridicola: alcuni sono dei farabutti, altri più moderati, ma ci sono anche dei “buoni”…
Ciò che mi affascina delle situazioni difficili è che ti costringono a valutazioni morali dei personaggi che incontri. Batignole sembra bonario, in realtà non lo è, è un debole.

Durante l’intero periodo della riconciliazione gollista, ogni cittadino francese al cinema veniva rappresentato come un membro della Resistenza. Verrebbe da chiedersi come si potesse mai perdere la guerra con così tanti eroi intorno! Sappiamo che vi era almeno un 10% di eroi ed un 10% di veri bastardi, mentre il resto della gente rimaneva in attesa, cercando di sopravvivere e mettere cibo in tavola.

Rispetto al tema della Resistenza, Batignole avrebbe potuto lottare contro l’invasore, invece sceglie di salvare dei bambini ebrei destinati alla deportazione.

Volevo vedere come un uomo senza coscienza, disinteressato a ciò che gli sta intorno, poteva reagire di fronte ad una situazione drammatica che gli veniva imposta. Volevo che reagisse nel modo giusto poiché la mia intenzione era di fare un film che portasse speranza. E’ certamente il tipo di storia che avrei voluto capitasse a mio nonno, o a me se solo avessi vissuto in quegli anni. L’infamia in cui vive gli viene gettata addosso quando incontra Simon, il ragazzino che finisce per aiutare. Cerca quindi il modo per salvare il ragazzo e si chiede innanzitutto come salvare se stesso, come recuperare la dignità perduta.

E stato facile lavorare con dei ragazzini che non sapevano nulla di questa storia?
Mentre dirigevo Simon e le due ragazzine continuavo a chiedermi come qualcuno avesse potuto consapevolmente mettere tutti quei bambini in vagoni per bestiami ed inviarli nei campi di concentramento e quindi nelle camere a gas. Come si è potuto permettere questo? Possibile che le persone non sapessero? Queste sono le domande che mi sono posto per tutto il film. Potevano non saperlo, ma certo averne sospetto. Semplicemente conveniva a tutti. Questo è il significato della scena in cui Batignole dice al bambino che gli adulti venivano deportati per andare a spaccare rocce grandi, mentre i bambini venivano inviati a spaccare rocce piccole. Lo sguardo del bambino è sufficiente a fargli prendere coscienza dell’insensatezza della sua risposta.

 

 

(a cura di Faggi Grigioni Silvia referente Progetto cinema; fonti di documentazione i siti del Festival Internazionale del Cinema giovane di Bellinzona “Castellinaria” www.castellinaria.ch e  www.altrocinema.it )