Introduzione del Coordinatore dell’Ambito Territoriale Sociale VI

 

 

Il nostro Ambito in questi ultimi anni è stato interessato, come del resto la Regione Marche, da un flusso migratorio soprattutto interconnesso con il sistema economico-produttivo, che, avendo necessità di manodopera che localmente non era disponibile, ha costituito il tramite per la crescita nei nostri Comuni della presenza di cittadini extracomunitari.

Così ai primi gruppi di immigrati di provenienza dai Paesi dell’Est Europa si sono sommati quelli provenienti dai Paesi del bacino del Mediterraneo.

Il tema dei minori migranti pone quindi all’attenzione della nostra collettività un processo di inclusione sociale che coinvolge prioritariamente le famiglie e la scuola. I ricongiungimenti familiari hanno quindi incrementato fortemente la popolazione minorile straniera che, nei Comuni della Comunità Montana del Catria e Cesano, raggiunge ormai il 9%; mentre il dato relativo agli iscritti all’Istituto Comprensivo “G. Binotti”, per l’anno scolastico 2006-2007 è del 11,49%.

La differenza tra le due percentuali è data dal fatto che l’incidenza dei minori stranieri è maggiore nell’età scolare.

La scuola è chiamata, per il suo importante ruolo educativo e formativo, a operare assieme agli altri soggetti pubblici e privati, per l’inclusione sociale dei minori immigrati.

L’Istituto Comprensivo Binotti, da anni attento alle trasformazioni sociali del suo territorio, ha elaborato una progettualità finalizzata a rafforzare le reti e a promuovere la cultura dell’integrazione.

Il tema dell’integrazione, dell’incontro tra etnie e culture è stato posto come priorità dal Ministero dell’Istruzione e deve essere impostato secondo le linee guida nazionali come arricchimento del sistema scolastico.

I Comuni  sono chiamati a collaborare e a rafforzare le reti assieme agli altri attori sociali, costruendo percorsi integrati attenti a promuovere diritti e doveri da condividere all’interno della comunità locale.

La presenza di nuove etnie risulta più evidente in un territorio finora caratterizzato da un tessuto sociale fortemente coeso e dalla condivisione di valori storicamente comuni.

L’immigrazione è una realtà in movimento e questo cambiamento vede al centro dell’attenzione soprattutto le famiglie, i bambini e gli adolescenti. Nel prossimo futuro dovremo affrontare l’inclusione sociale di quella parte di minori che saranno caratterizzati come la seconda generazione  immigratoria. La vulnerabilità dell’adolescente straniero nella definizione della propria identità ci insegna che questa sarà la prova più difficile: dobbiamo essere consapevoli del fatto che presto nelle nostre città e nei nostri paesi avremo un alto numero di ragazzi a cui dovrà essere data la cittadinanza. Non è facile affrontare questi problemi e spesso preferiamo stare nei nostri luoghi comuni, rafforzare i nostri pregiudizi e proporre soluzioni che non si possono conciliare con i processi demografici con cui dovranno fare i conti coloro che hanno responsabilità di governo nel nostro Paese. L’immigrazione è diventata per la nostra economia locale come l’acqua per l’uomo: “indispensabile”. Gli spostamenti di popoli hanno caratterizzato la storia umana per migliaia di anni: migrazioni di vasta portata o locali, di massa o di singole famiglie, sono un fenomeno che in qualche misura c’è sempre stato.

La riuscita del processo d’inclusione fra popolazione locale e stranieri si gioca sui figli degli immigrati: ecco perché abbiamo necessità di sostenere la corretta scolarizzazione di tanti bambini e ragazzi iscritti nelle nostre scuole. Vanno aiutati ad imparare velocemente l’italiano e vanno sostenuti nelle attività extrascolastiche, ecco perché una società matura che sa affrontare i nuovi problemi non può eludere il tema della cittadinanza per le seconde generazioni. Per tornare al tema dei bambini stranieri e del “metticiato” dei banchi di scuola possiamo affermare che mentre gli adulti fanno fatica i bambini si integrano e si confrontano con le etnie diverse a partire dalle piccole cose di tutti i giorni senza pregiudizi sugli incroci di civiltà. Per loro stare assieme con bambini provenienti da Paesi lontani è un dato naturale. Le nostre città e i nostri paesi si preparano in queste aule a una velocità diversa, scavalcando gli adulti impegnati a capire come muoversi in questa epoca di incroci di identità.

La sfida del dialogo tra diversi è per loro la pratica di ogni giorno.

 

Dott. Maurizio Tomassini

 

 

 

 

 

 

Presentazione dell’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Pergola

 

 

 

Anche quest’anno scolastico l’Amministrazione Comunale di Pergola, usufruendo dei finanziamenti per le attività di prevenzione a favore degli adolescenti elargiti dall’Ambito Sociale Territoriale VI, ha proposto al dirigente scolastico e agli insegnanti  dell’Istituto Comprensivo “G. Binotti” un percorso-progetto, che trattasse di multiculturalità e di interculturalità nella scuola.

 

Nel nostro territorio vivono molti immigrati sia comunitari che extracomunitari  e anche nella scuola è diventato importante il numero dei loro figli, pertanto con questo progetto si è cercato di dare voce ai ragazzi e guidarli a scoprire alcune delle tante facce di cui  è composta l’immigrazione.

 

Le fasi del progetto sono state:

-            una riflessione nelle classi sul problema dell’immigrazione tra gli studenti della scuola secondaria di primo grado e i loro insegnanti

-            la visione di alcuni film che trattano il problema dal punto di vista dei ragazzi

-            un incontro con dei mediatori culturali

-            l’elaborazione di testi sotto forma di scritti e disegni da parte degli studenti

-            la pubblicazione di questi elaborati.

 

Ancora  una volta, noi adulti, siamo rimasti stupiti della sincerità ma anche della serietà con cui i ragazzi hanno affrontato il problema. La scuola è piena di differenze perché la società è piena di differenze e i ragazzi con i loro scritti dimostrano di aver capito che la forza di una società civile e democratica sta  proprio nel saper coniugare queste differenze.

 

Nadia prof.ssa Mollaroli

 

 

 

 

 

Intervento del Dirigente Scolastico

 

 

 

 

Continua la collaborazione tra l’Ambito Sociale Territoriale VI di Fano, i Comuni del nostro territorio e le scuole secondarie di primo grado dell’istituto comprensivo “Galliano Binotti”.

E continua su un’altra “questione sensibile”, quella delle persone, grandi e piccole, che, pur non avendo la cittadinanza italiana, vivono nella nostra società, locale e nazionale.

Notevole è l’impatto degli studenti stranieri, comunitari ed extracomunitari, nelle scuole dell’Istituto, rappresentando essi circa il 12% dell’intera popolazione scolastica e suddividendosi in ben 18 diverse nazionalità, con una prevalenza di rumeni, macedoni e olandesi. L’Istituto, in questi ultimi anni, si è rapidamente dotato di una notevole attrezzatura, in termini di risorse umane ( una funzione strumentale, uno specifico progetto del Programma Annuale, lo svolgimento tempestivo di attività di sostegno linguistico), di risorse per la didattica ( riviste, testi teorici e operativi per alunni e insegnanti, materiali audiovisivi, tra cui una eccellente collezione di opere cinematografiche) e di elaborazione culturale e pedagogica ( protocollo di accoglienza, ricerca sulla revisione interculturale dei curricoli , progetti speciali – come questo che qui si presenta -, reti per la formazione del personale). In proposito un forte riconoscimento è giunto dall’Ufficio Scolastico Regionale, che ha attribuito all’Istituto, per la qualità del suo impegno, il ruolo di centro interculturale, cioè di scuola-polo rispetto alle altre scuole del territorio.

La realtà sociale in cui insiste l’Istituto è connotata da antichi tratti di solidarietà e di ospitalità derivati dalla prevalente eredità della cultura contadina e porta con sé i segni storici di una terra di emigrazione, ancora vivi e presenti: si ritiene di poter affidare anche a questo sottofondo di civiltà, accanto all’attenzione delle istituzioni e dell’associazionismo, l’assenza di clamorosi conflitti o incidenti interculturali.

I materiali selezionati per questa pubblicazione sono lo specchio fedele dei pensieri degli studenti. Essi risentono delle loro esperienze di vita, delle sollecitazioni offerte durante il percorso didattico, manifestano conoscenze e apprendimenti, emozioni e qualche risentimento, sono in grado di analizzare lucidamente il fenomeno citando i fattori espulsivi e i fattori di attrazione dell’emigrazione/immigrazione, richiamano una moltitudine di valori positivi e di ideali praticabili, fanno intravedere qualche preoccupazione e qualche arroccamento.

Nella scuola si va affermando la convinzione che l’educazione interculturale serve a tutti e serve ovunque, anche laddove non sono presenti stranieri, perché alto è il rischio che tutte le esistenti differenze individuali possano oggi generare conflitti e ingiustizie tra le identità: per non farsi tentare dai muri della separatezza, conviene liberarsi dagli eccessi di cultura e farsi contaminare dalla abbondante umanità delle persone, farsi spiazzare – nel nostro caso - dagli occhi dell’infanzia, capaci di far naufragare velocemente ogni nostro pregiudizio sul mondo.

Un riconoscimento per l’eccellente lavoro svolto va ai tre docenti referenti del progetto: Paola Frati, Franca Tittoni  e Maria Cristina Conti.

                                        

                                                                           Angelo Verdini