Intervento del Dirigente Scolastico

 

C'è chi dice che la scuola nella società postmoderna non abbia più ragione e senso. C'è chi dice che la scuola nell'iperbole delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione sia superflua e fuori moda. C'è chi dice della difficoltà dell'insegnare, stretto tra la frantumazione degli statuti disciplinari e il crollo delle motivazioni di chi apprende. C'è chi dice che il servizio pubblico scolastico non sia più una priorità nella mente di chi possiede responsabilità educative e di governo e che quindi esso scende nella gerarchia degli impegni, sorpassato da altri consumi, più facili ed appetibili.

Solo in una società pacificata, priva di conflitti, inimmaginabilmente giusta, ricca di felicità individuali e collettive la scuola parrebbe superata, rimanendo essa solo come una ottima eser-citazione museale. Ma così non è. Anzi. La scuola è piena di differenze, perchè la società è piena di differenze. Ma ogni differenza può essere affrontata e può diventare un poema, che recupera l'esperienza del passato, non si spaventa davanti allo stridore del presente e sa prefigurare i giorni futuri. Il poema declina la storia e le esistenze, riesce a risolvere e a sistemare le soluzioni: servono modestia, pazienza, rigore, ascolto, coraggio e perseveranza per accogliere tutte le chances della narratività, sapendo certamente inserire le conoscenze dentro le emozioni (in qualche modo placandole e illuminandole) e inserire le emozioni dentro le conoscenze (un po' per scompigliarle, per arruffarle, per renderle più allegre e simpatiche).

L'esperienza qui documentata rappresenta un piccolo indizio di questa possibilità, di questa necessità. Gli indizi non sono esili e sono più che sufficienti per alcune affermazioni: alto è il valore della testualità nella sua innocenza e nei tratti di vera letterarietà; profondo è il livello dello scavo, dell'introspezione, della testimonianza; generosa è l'analisi del fenomeno delle droghe, della sua percezione e della sua rappresentazione; chiara è l' attesa di rispetto, risposta, riconoscimento.

Man mano che cresce l'età adolescente di chi scrive, affiora come un tremore, una lieve incertezza sulla forza della propria identità, sulla sua capacità di salvaguardare una indipendenza e di guardare con occhio benevolo e severo la dipendenza e sale una richiesta di aiuto agli adulti, di un modello affidabile che non sempre c'è o non sempre è pronto a inverarsi. E' qui, in queste incrinature, che la scuola può svolgere una grande azione, per riaffermare il proprio diritto pieno ad esistere, con grande slancio verso la pratica della cittadinanza, esempio convincente e vissuto nelle tante comunità cui ciascuno -docente e studente -appartiene e apparterrà.

 

 

Angelo Verdini